L’edificio in origine progettato dagli architetti Antonio Pastorini ed Eugenio Salvarani, soci fondatori di Caire, viene più volte ampliato negli anni successivi.
Si trattava di un disegno radicalmente innovativo per la sua epoca, incentrato com’era sulla piena valorizzazione di una ventilazione e di un’illuminazione naturali, con la collocazione degli elementi di servizio all’esterno del corpo centrale, allo scopo di creare uno spazio totalmente versatile e libero.
Con il trasferimento dell’azienda nella nuova sede, la Famiglia Maramotti decide di trasformare il vecchio sito produttivo in spazio espositivo per ospitare la collezione d’arte contemporanea del fondatore di Max Mara, Achille Maramotti.
Andrew Hapgood, architetto inglese incaricato della progettazione architettonica ha scelto di mantenere l’edificio esistente per non snaturarlo e per mantenere l’immagine post industriale. Sono stati effettuati pochi ma incisivi interventi per connotare la conversione, è stato modificato l’orientamento del nuovo ingresso, realizzando un taglio parallelo a via Fratelli Cervi, che crea ampie entrate sulle facciate est e ovest che accompagnano il visitatore al centro della nuova galleria.
I due nuovi volumi all’interno del corpo di fabbrica, creati per lasciare filtrare la luce naturale nel cuore del pianterreno. Il progetto ha mostrato grande cura anche per la parte esterna, il parco è stato pensato seguendo le stesse linee guida utilizzate per l’edificio, sono state individuate essenze locali quasi per indicare una ricolonizzazione del luogo come paesaggio post-industriale.